In nessun paese al mondo si parla così tanto di sistemi elettorali come in Italia. Da quando è stato varato il cosiddetto Porcellum e soprattutto da quando la Consulta l’ha di fatto soppresso perché incostituzionale, si sostiene da più parti la necessità di una riforma. La discussione su questo tema può sembrare un po’ tecnica e astrusa ma il sistema elettorale scelto per un’elezione influisce non poco sui suoi risultati e sull’assetto del sistema dei partiti di un paese. Ma cos’è di preciso un sistema elettorale? Fra quali alternative possiamo sceglierne uno?

Il sistema elettorale di un parlamento (o di un altro organo elettivo) è il complesso di regole e procedure che convertono i voti espressi in seggi.
Il territorio della nazione viene diviso in circoscrizioni, detti anche collegi in certi casi. In ciascuno di essi, i partiti presentano uno o più candidati, fra i quali gli elettori residenti in quella circoscrizione possono esprimere il loro voto.
I modelli di sistema elettorale sono numerosissimi, quasi ogni paese ne ha uno diverso, ma possiamo distinguerli in due grandi categorie: i sistemi maggioritari e i sistemi proporzionali.
In un sistema maggioritario, il territorio viene diviso in collegi uninominali: ciò significa che ognuno di essi esprime un solo posto in parlamento. Ogni partito presenta un unico candidato e colui che raggiunge la maggioranza dei voti ottiene il seggio. Con il metodo plurality, è sufficiente prendere più voti di ciascuno degli altri candidati, ossia raggiungere la maggioranza relativa; con il metodo majority, è necessario ottenere la metà più uno dei voti, quindi la maggioranza assoluta, in caso contrario si procede ad un secondo turno a cui accedono i primi due candidati o quelli che hanno superato una certa soglia.
In un sistema proporzionale, invece, il territorio è diviso in circoscrizioni plurinominali: ogni lista presenta più candidati. I seggi vengono assegnati ai diversi partiti in base alla percentuale di voti ottenuti, secondo un principio di proporzionalità. Al fine di far scegliere gli eletti agli elettori, a volte, è previsto lo strumento delle preferenze, con cui è possibile indicare sulla scheda il nome di uno dei candidati della lista. Naturalmente, viene eletto chi ottiene più preferenze.
Il principale pregio di un sistema proporzionale è di assicurare la piena rappresentatività di tutte le forze politiche, anche di quelle minori, rispecchiando perfettamente il loro peso nell’elettorato. Il vantaggio, invece, di un sistema maggioritario è di garantire al partito o alla coalizione vincitori una solida maggioranza parlamentare, capace di dare al governo una certa stabilità.
Tuttavia, nella realtà, è difficile trovare un sistema puro, o solo maggioritario o solo proporzionale. Spesso vengono adottati dei sistemi misti. Per esempio, è possibile correggere un sistema proporzionale affinché produca alcuni effetti maggioritari, attraverso diversi meccanismi. Uno di questi è la soglia di sbarramento, che impedisce alle liste che non abbiano raggiunto una certa percentuale di voti di entrare in parlamento. Un altro è il premio di maggioranza, che conferisce al partito o alla coalizione più votati più seggi di quelli che gli spetterebbero con un riparto proporzionale. Infine, se vengono previste circoscrizioni particolarmente piccole, l’effetto proporzionale si attenua, venendo premiati i partiti maggiori.

Vediamo ora quali sono i sistemi elettorali adottati dai principali paesi del mondo.
Il sistema più antico è quello utilizzato dagli Stati Uniti d’America e dal Regno Unito. Infatti, in quasi tutti gli stati americani e nella Camera dei Comuni inglese, è in vigore un modello maggioritario ad un unico turno in collegi uninominali: il territorio nazionale è diviso in tante circoscrizioni quanti sono i membri del parlamento da eleggere, il candidato che vince con la maggioranza relativa ottiene il seggio.
Questo sistema è stato adottato anche in Francia, con la differenza che se, al primo turno, nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta e i voti di un quarto degli aventi diritto, si procede ad un secondo turno, a cui accedono soltanto i candidati che hanno superato la soglia del 12,5%, calcolata sugli aventi diritto al voto.
Una via di mezzo tra questi due modelli maggioritari è quella percorsa dall’Australia, dove viene applicato il voto alternativo. Nei collegi uninominali, gli elettori non devono scegliere il loro candidato con una ics, ma devono ordinare i vari nominativi con dei numeri, secondo le loro preferenze. Se il candidato che ha ottenuto più primi posti non raggiunge la maggioranza assoluta, si eliminano le schede di chi ha messo al primo posto il nome con minor consensi e le sue seconde preferenze vengono distribuite fra tutti gli altri. Se nemmeno così nessun candidato riesce ad ottenere il 50%+1 dei voti, vengono ridistribuite le terze preferenze e così via. Questo sistema non favorisce tanto la vittoria del partito preferito, ma di quello meno osteggiato.
Ritornando in Europa, per la Camera spagnola vige un modello proporzionale che però ha degli effetti fortemente maggioritari. Infatti, le circoscrizioni sono molto piccole, eleggono in media 7 deputati, e ciò penalizza molto i piccoli partiti, ad eccezione di quelli regionali, tant’è che la soglia di sbarramento del 3% indicata dalla legge elettorale nella pratica risulta essere molto più alta.
In Germania, invece, gli elettori ricevono due schede. Con una scelgono il partito preferito, che presenta una propria lista bloccata di candidati. Con l’altra, eleggono un candidato del loro territorio in un collegio uninominale a turno unico. La ripartizione dei seggi in parlamento viene però fatta in base alla prima scheda, quindi in modo proporzionale, fra tutte le liste che abbiano ottenuto almeno il 5% oppure tre collegi. I seggi vengono distribuiti a tutti i vincitori dei collegi uninominali più ad alcuni di quelli presenti nelle liste bloccate.
Dei rari casi di sistemi proporzionali puri si riscontrano nei Paesi Bassi e in Israele, dove è presente anche un unico collegio nazionale. Ci sono però alcune differenze tra i due modelli: in Israele le liste sono bloccate ed esiste una soglia di sbarramento al 2%, mentre nei Paesi Bassi gli elettori possono scegliere i singoli nomi e non c’è nessuna soglia da superare.

Dopo che la Corte Costituzionale è intervenuta sul precedente sistema elettorale, il cosiddetto Porcellum, il sistema attualmente vigente è sostanzialmente un proporzionale con soglie di sbarramento variabili e la possibilità di esprimere una preferenza, in ampie circoscrizioni.
Questo modello però non piace a nessuna delle principali forze politiche, quindi si è aperta la discussione su una nuova riforma, anche se i tempi per la sua approvazione non sembrano molto brevi.

Condividi