La politica internazionale non è mai tranquilla. Questioni come l’Isis, la crisi ucraina o il nucleare iraniano fanno perdere il sonno a molti leader politici. Ma c’è un gravissimo problema che può mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza della specie umana, ed è perlopiù ignorato. Stiamo parlando del surriscaldamento globale. Vediamo di che si tratta, cosa rischiamo e come fare per evitare la catastrofe.

L’alterazione del clima terrestre dipende da un fenomeno che sta avvenendo nella nostra atmosfera. Se fino a qualche decennio fa i raggi solari attraversavano questo strato di gas che ricopre il pianeta per poi essere dispersi nello spazio; ora, l’atmosfera è diventata più densa e questo blocca il calore del Sole sulla Terra, alzando la temperatura. Per questo, si parla di effetto serra.
A cosa è dovuto tutto ciò? I responsabili sono alcuni gas, come l’anidride carbonica, il metano e il protossido di azoto, la cui concentrazione nell’atmosfera è cresciuta molto a partire dalla rivoluzione industriale in poi, a causa delle emissioni delle attività umane e a causa della deforestazione.
Uno studio europeo mostra che la presenza di Co2 nell’atmosfera è sempre variata negli ultimi 800 mila anni, ma rimanendo sempre sotto la soglia delle 300 parti per milione. A partire dalla rivoluzione industriale, però, ha cominciato la sua crescita impetuosa fino a raggiungere le 400 parti per milione di oggi.
La conseguenza di questo aumento l’abbiamo vissuta sulla nostra pelle negli ultimi anni, con inverni sempre più miti ed estati sempre più torride. Infatti, il periodo 1983 – 2012 è stato il più caldo degli ultimi 800 anni nell’emisfero boreale e la temperatura globale è cresciuta di 0,8 °C nell’ultimo secolo. Anche se questa cifra può sembrare trascurabile, non è così: gli scienziati ritengono che un aumento superiore ai due gradi possa avere effetti rovinosi sul delicato ecosistema terrestre.

Nonostante quello che si può pensare su due piedi, il surriscaldamento globale non comporta soltanto l’uso di creme solare con una protezione più alta. Ecco una rassegna di tutte le conseguenze, in parte già visibili, dell’effetto serra.
Lo scioglimento dei ghiacciai è un processo in corso da tempo che ha già provocato l’innalzamento del livello dei mari di 19 centimetri negli ultimi cento anni. Per la fine di questo secolo, l’aumento è previsto tra 26 e 82 centimetri. Ciò costringerà decine di milioni di persone che vivono sulle isole o sulle coste a migrare nell’entroterra.
I cambiamenti climatici nei diversi ecosistemi porteranno all’estinzione di molte specie animali e vegetali che essi ospitano. Si stima che un aumento del termometro globale tra 1,5 e 3,5 gradi possa causare una perdita della biodiversità tra il 20 e il 70%.
L’effetto più devastante è sul ciclo dell’acqua. Ogni grado di aumento della temperatura terrestre rafforza del 7% la capacità dell’atmosfera di trattenere l’umidità. Questo comporta precipitazioni di minor durata e meno frequenti ma molto più intense. Un assaggio di questo fenomeno l’abbiamo visto proprio nel nostro paese negli scorsi anni, con nubifragi sempre più frequenti e distruttivi.
La concentrazione delle piogge provocherà anche lunghi periodi di siccità, specie nelle aree tropicali, che saranno soggette a processi di desertificazione sempre più intensi, tali da mettere in crisi la sussistenza alimentare di molti popoli.
Altri eventi meteorologici che si verificheranno sempre più spesso e in modi sempre più estremi sono gli uragani. Dagli anni ‘70, il numero di quelli di categoria superiore è addirittura raddoppiato.

Per ridurre le emissioni di gas serra, ciascuno di noi può fare molto nella vita di tutti i giorni. Per esempio, è fondamentale ricordare sempre la regola delle “tre erre”: erre come ridurre gli sprechi, erre come riusare gli oggetti finché è possibile, erre come riciclare praticando la raccolta differenziata.
Inoltre, è possibile fare molto per rendere meno inquinante la propria abitazione, installando pannelli solari termici per l’acqua calda e fotovoltaici per la produzione di elettricità, oppure realizzando l’isolamento a cappotto. L’investimento economico di queste opere viene presto ripagato dal risparmio sulle bollette.
Tutto questo è molto importante, ma l’impegno individuale non basta. Per fermare i cambiamenti climatici, è necessaria un’azione collettiva, un’azione politica. Alcuni tentativi di percorrere questa strada sono già stati fatti. Nel 1992, a Rio de Janeiro, in Brasile, si è tenuto il primo Summit della Terra, dove i leader di quasi tutti i paesi del mondo si sono impegnati a ridurre le proprie emissioni di gas serra. L’accordo però è stato reso vincolante solo nel 1997, con il Protocollo di Kyoto, che prevedeva quote di riduzione diverse per paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. Il trattato è stato fortemente voluto dall’Unione Europea, che è riuscita a coinvolgere molte nazioni, ma non Stati Uniti e Cina, ovvero i due principali inquinatori del pianeta. L’accordo è entrato in vigore nel 2005 ed è stato recentemente prorogato fino al 2020, anche se altri paesi ancora si sono ritirati. Oggi le speranze di nuove intese sono riposte nella conferenza globale sul clima che si terrà nel dicembre 2015 a Parigi.
Nel frattempo, le Nazioni Unite hanno creato un gruppo di lavoro formato da scienziati provenienti da tutto il mondo, che periodicamente pubblica uno studio sui cambiamenti climatici. Nell’ultimo rapporto, si afferma che, affinché l’aumento di temperatura rimanga sotto i due gradi, è necessario dimezzare le emissioni entro il 2050 e azzerarle entro la fine del secolo.

Insomma, la sfida che ci aspetta è molto impegnativa. Oltre al surriscaldamento globale, un’altra ragione ci spinge a ridurre le emissioni inquinanti: l’esaurimento delle risorse. Già oggi, il tasso a cui consumiamo le risorse supera della metà la capacità rigenerativa del pianeta e, in futuro, con la crescita esponenziale della popolazione, sarà molto peggio. Le conoscenze e le tecnologie per cambiare le cose ci sono già, si tratta solo di volerle applicare.
La protezione dell’ambiente non è solo il capriccio di qualche amante della natura. Noi potremmo devastare il pianeta e lui, dovesse metterci anche milioni di anni, tornerà come prima o meglio di prima. No, la natura non c’entra: qui c’è in gioco la stessa sopravvivenza della specie umana, dei nostri figli e dei nostri nipoti. Per questo è necessario agire ora.

Leggi l’articolo di approfondimento.

Condividi